Orchestra Filarmonica Campana

IL FASCINO DELL'ORATORIO

La musica di Marco Frisina non si ferma al puro intrattenimento ma cerca il dialogo con chi ne fruisce, una sorta di parafrasi che potremmo sintetizzare con delle sonorità che si generano attraverso un atto d’amore che mira ad abbracciare l’altro. In questo senso, la musica non ha confini e ciò gli permette di muoversi con fluidità tra la composizione sacra e quella “profana” della cinematografia. Un rapporto, quello con il piccolo e grande schermo, che nasce casualmente nel ’92 ma che, nel corso dei decenni, si è trasformato in una dimensione ricca di collaborazioni e riconoscimenti. Come puntualizza lo stesso compositore in un’intervista, si può dare profondità con la musica anche a pellicole storiche, pur rimanendo sé stessi. La composizione è per lui un mistero soggettivo che può originarsi da un’esperienza, da un incontro, una lettura, e necessita di un tempo per sedimentare e svilupparsi in qualcosa. Il prodotto finale è pur sempre un processo di sintesi. L’oratorio “Matteo, apostolo di Cristo” è una composizione caleidoscopica: cambia l’orchestrazione ad ogni numero, si susseguono arie e recitativi diversi tra di loro in una ricchezza di timbri e colori molto rara. È musica descrittiva, quasi impressionistica, di grande suggestione e caratterizzato da diversi leitmotiv. Un oratorio che si serve della suggestione per veicolare il messaggio biblico non peritandosi di sfiorare il profano per condurre al sacro in una partitura di straordinaria inventiva e di grande bellezza, un continuo turbinio di colori, suoni, talvolta ruvidi, che contribuiscono attraverso l’affresco sonoro a narrare la vicenda biblica in chiave emozionale. I testi   ripercorrono la vita dell’apostolo Matteo a partire dal Vangelo. Tutto ha inizio con la chiamata al banco delle imposte e questo sguardo d’amore che ha percepito forte nel suo cuore. La sequela e il riconoscere che la vera ricchezza è Cristo, la vera Pietra preziosa, nella vita di Matteo. Seguire Gesù, implica anche il desiderio di lavorare su sé stessi e sulle personali fragilità che, riconosciute, sono abbracciate dalla misericordia di Dio. La finalità evocativa della musica orienta il cuore in una certa direzione e nella fattispecie della composizione sacra, il fine di questo orientamento del cuore è verso Dio. E’ un modo per donare al cuore dell’uomo la nostalgia della bellezza d Dio, la tenerezza e il suo amore. Si percepisce lungo tutta la partitura questa serenità e questa pace perché comunica l’armonia del Creatore, la bellezza della sua Parola, i grandi valori cristiani. Una musica che diventa preghiera e che dilata il cuore e aiuta gli uomini a sentirsi più uomini e a ritrovare una via per riscoprire il volto di Dio nella propria esperienza concreta. Una musica che parla in maniera umana e tutto ciò che è profondamente umano è divino perché appartiene all’immagine di Dio che portiamo dentro ed è proprio della nostro essere creature. Quando la musica è autenticamente vera, esprime le grandi cose dell’uomo e porta a Dio, avvicina a lui.

Rosalba Invernizzi