Orchestra Filarmonica Campana

INFLUENZE CLASSICHE

Il mondo del cinema e quello della sala da concerto si sono mescolati e contaminati a vicenda sin dagli albori del Novecento, quando il compositore francese Camille Saint-Saëns scrisse nel 1908 la musica per il film L’assassinio del Duca di Guisa (L’assassinat du duc de Guise, di André Calemettes e Charles de Bargy), oggi considerato uno dei film muti più importanti prodotti nel primo decennio di vita del cinematografo. Eppure, quando si tratta di dover portare la musica del cinema fuori dallo schermo, persistono problemi e domande.  La musica per film è stata vista per decenni come genere di serie inferiore, senza una connotazione storica e di genere ben precisa. Vi è da dire, fra l’altro, che non è detto che anche una musica scritta appositamente per un film sia per forza la soluzione migliore: spesso esistono da tempo musiche che valorizzano splendidamente il contenuto di un film. Musica e cinema vivono in stretto connubio dai primordi della nascita del cinema. Pier Paolo Pasolini assegnava alla musica nel cinema la funzione di «concettualizzare i sentimenti (sintetizzandoli in un motivo) e sentimentalizzare i concetti», riconoscendo all’arte sonora un ruolo di primo piano nella narrazione cinematografica. Una doppia narrazione in due linguaggi diversi; la ‘narrazione musicale’ può convergere con quella drammaturgica, ma anche proporre una lettura diversa, talvolta in opposizione con quanto vediamo sullo schermo. In tal senso, la musica del cinema hollywoodiano classico ha avuto una importanza seminale nel tener viva la tradizione della scrittura sinfonica/orchestrale e renderla accessibile a un ampio pubblico nel corso del Novecento. Dagli anni ‘30 fino alla metà degli anni ‘60, i grandi studios (Warner Brothers, 20th Century Fox, Metro Goldwyn Mayer, Paramount Pictures, Universal Pictures) hanno avuto centinaia di compositori, orchestratori, arrangiatori, copisti, professori d’orchestra alle loro dipendenze. Il suono opulento e “gransinfonico” derivato dalla tradizione tardo-romantica mitteleuropea era difatti il prodotto di un nutrito drappello di musicisti scappati dall’Europa prima della Seconda Guerra Mondiale e che trovarono a Hollywood un agio e un riparo altrimenti impossibile. Le stesse orchestre a libro paga degli studios erano composte per lo più da membri provenienti da paesi europei, dunque a loro volta portatori di un certo stile di fraseggio e interpretazione. Max Steiner e Erich Wolfgang Korngold furono i due padri putativi della musica cinematografica hollywoodiana dell’epoca d’oro di Hollywood, forse gli alfieri più celebri dello stile opulento e così spesso associato al cinema americano classico. Entrambi austriaci, mossero i primi passi della loro carriera nella Vienna di Mahler e Strauss, che furono tra i loro insegnanti. Quando emigrarono a Hollywood furono tra i primissimi a mettere a punto una sintesi formidabile tra tecnica ed espressività, riuscendo ad adattare il lessico sinfonico tardo-romantico alle esigenze drammaturgiche del racconto cinematografico. Anche compositori attivi prevalentemente per la sala da concerto come Aaron Copland e Leonard Bernstein ebbero incursioni in ambito cinematografico: il primo vinse un Oscar nel 1949 per la colonna sonora de L’ereditiera di William Wyler, mentre il secondo firmò la sua unica colonna sonora per il capolavoro di Elia Kazan Fronte del porto (1952). Nel suo celebre saggio Come ascoltare la musica del 1939, Copland, a proposito della musica per film, scrisse: “La musica per il cinema costituisce un nuovo mezzo espressivo capace di esercitare un fascino tutto suo. Si tratta di una nuova forma di drammaturgia musicale, simile all’opera, al balletto e alla musica di scena per il teatro.” Nel corso degli anni ‘60 e ‘70, il cinema americano si ritrovò a fare i conti con un pubblico che aveva voglia di modernità e realismo, dunque i commenti musicali si fecero molto più in linea con la sensibilità e il gusto di un pubblico giovane, assai più vicino al pop e al rock che non all’orchestra sinfonica, ma il successo planetario di Guerre stellari nel 1977, accompagnato dalla vibrante colonna sonora composta da John Williams nella tradizione delle partiture di Korngold e Steiner, riportò nuovamente la grande orchestra nel ruolo di veicolo ideale per accompagnare il grande spettacolo hollywoodiano. Se il cinema è stata l’arte popolare del Novecento per antonomasia, la musica scritta per esso ha giocato un ruolo fondamentale in tale direzione. E oggi, nel XXI secolo, è arrivato il momento per una sintesi tra la musica per film e quella per la sala da concerto che apra nuove porte di conoscenza e di apprezzamento per entrambe le discipline. 

Maurizio Caschetto
(Quinte Parallele)