STATO DI GRAZIA
La scelta di questo programma verte su diverse connessioni tra gli autori scelti e protagonisti con le loro composizioni. Di Antonio Salieri (1750-1825) sappiamo che la sua produzione è stata molto ampia e si è concentrata sia sull’opera che sulla musica orchestrale, che erano gli ambiti più richiesti e praticati nella Vienna imperiale di quegli anni. Il suo stile rispetta le convenzioni stilistiche del Classicismo, poiché assecondava la richiesta di un linguaggio elegante e nel contempo leggero, ma proprio per questo risulta oggi comunque piacevole all’ascolto. Nel campo dell’opera riuscì a mettere in risalto i caratteri espressivi e drammatici, seguendo le orme della riforma di Gluck. Insomma, oscurata dalla fama di Mozart, l’opera del compositore Salieri ha comunque esercitato una certa, per quanto circoscritta influenza sui compositori dell’epoca e quelli successivi, in particolar modo sulla pulizia della scrittura e sulla forma. La Sinfonia Veneziana che apre il concerto è una collazione di due Sinfonie tratte da sue opere “La Scuola de’ Gelosi” e “La partenza inaspettata”. L’edizione in tempi moderni è stata curata da Renzo Sabatini (violista, 1905-1973) e il titolo “veneziana” è stato aggiunto nel 1987 quando l’opera è stata pubblicata da Ricordi, probabilmente facendo riferimento alla città lagunare dove la musica è stata ascoltata per la prima volta. Il Sabatini ricostruisce la sinfonia “Veneziana” da una serie di parti orchestrali a stampa, ritrovate nell’Archivio della Società degli Amici della Musica (Musikverein) di Vienna. Giovanni Battista Viotti fu il creatore di uno stile violinistico che, sviluppando ogni aspetto della tecnica specifica del violino, seppe valorizzare le proprietà di resa drammatica dello strumento ad arco. In tal senso il maestro piemontese aprì la strada al grande virtuosismo ottocentesco di Paganini, il quale, soprattutto all’inizio della carriera, suonò spesso in pubblico le sue composizioni. Altri illustri estimatori della sua opera furono Mozart, Beethoven e Brahms. Quest’ultimo in particolare ammirò il Concerto n. 22 in la minore, il più famoso ed eseguito dei suoi concerti. In complesso si può considerare l’opera di Viotti come un ponte, per mentalità e stile, fra il settecento barocco ed il primo Romanticismo. La fama di Viotti è affidata soprattutto ai 29 Concerti per violino e orchestra (di cui ascoltiamo il n. 3 in questo concerto). Accanto ai passaggi virtuosistici dello strumento, queste composizioni si pongono in evidenza anche per la cantabile inventiva melodica, anticipatrice del periodo romantico. Lo stato di grazia della Serenata per orchestra d’archi di Ermanno Wolf-Ferrari è un unicum, o quasi, nel panorama strumentale giovanile di Wolf-Ferrari. Lo si può avvicinare, con i dovuti distinguo di esito estetico, a quello di Mendelssohn quindicenne all’atto di comporre l’Ottetto per archi. La Serenade in mi bemolle viene eseguita ai saggi finali dell’Accademia Musicale di Lipsia e fa sensazione. La dirige Ludwig Abel che la manda all’editore Steingräber, il quale la pubblica e riconosce all’autore un compenso di 150 marchi. Il linguaggio di Wolf-Ferrari è modellato sugli stilemi mozartiani e del periodo classico ma anche sull’ultima esperienza verdiana (soprattutto quella del Falstaff).