Orchestra Filarmonica Campana

VIRTUOSISMO PER FIATI

Il concerto “I Fiati della Filarmonica Campana” mette in risalto le doti virtuosistiche degli strumenti a fiato della nostra orchestra, qui in formazione da quintetto, composta da flauto (Vincenzo Scannapieco), oboe (Giovanni Borriello), clarinetto (Sabato Morretta), fagotto (Marco Alfano) e corno (Christian Di Crescenzo). Il programma è un viaggio tra Ungheria e Italia, tra musiche di Ferenc Farkas e Denes Agay, ungheresi, contrapposte a quelle degli italiani Gioacchino Rossini e Giuseppe Verdi. Ferenc Farkas rappresenta una figura centrale nella storia della musica ungherese. Affonda le proprie radici nelle ricerche etnomusicologiche di Bartók e Kodály, si plasma sui modelli italiani con Respighi e la sua ricerca artistica procede nei suoi allievi più noti, Ligeti e Kurtág. Le Antiche Danze Ungheresi sono il tentativo di ritrovare la dimensione domestica del far musica, tornando con la mente ad Haydn, quando le difficoltà tecniche erano ridotte e permettevano di eseguire quasi tutto a prima vista, ma con la sfida stimolante di calare tutto ciò nei metri irregolari balcanici. A seguire dello stesso autore la Serenata per quintetto caratterizzata da una straordinaria invenzione melodica, dal gusto del ritmo, dal desiderio costante di conciliare tradizione e modernità. Di Denes Agay ascolteremo le Five Easy Dances, una composizione prettamente neoclassica con passaggi sovrapposti che creano continui cambiamenti di colore e di consistenza; si passa dalla maestosità del primo movimento alle melodie sentimentali del secondo, a episodi danzanti del terzo e a ritmi gioiosi e veloci del finale. Seconda parte dedicata alla musica di operisti italiani, trascritta per quintetto. Si comincia con la sinfonia del Nabucco di Giuseppe Verdi dove ogni tema ha una propria esigenza narrativa che spesso contrasta con gli altri. Si tratta di motivi musicali che non interagiscono fra loro, pur appartenendo ad un brano unico e dove fra questi è possibile riconoscere il celebre tema del Và pensiero che intonerà il coro più avanti nell’opera come eroico anelito alla libertà. La sinfonia del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini si sviluppa passando dal modo maggiore al modo minore, con giri armonici che ci portano come su una spaventosa giostra. Da qui in poi si ascoltano diversi temi, che entrano in sordina per poi andare in crescendo, ripetendo ogni volta con un’orchestrazione sempre più ricca e più coinvolgente.

Fausto Giorgi